(Adnkronos) - "I farmaci biologici, in generale, dalla prima generazione a tutti quelli che sono stati sviluppati fino a oggi - le nuove molecole, le small molecules - hanno cambiato la gestione clinica del paziente e, sicuramente, la qualità di vita" di chi ha una diagnosi di malattia di Crohn o di colite ulcerosa. "Ma direi di più: hanno cambiato anche la qualità di vita nel binomio medico paziente. I nostri ambulatori oggi hanno finalmente dei target sempre più mirati nella pratica clinica, che vanno in parallelo con degli obiettivi di qualità di vita più importanti. E la qualità di vita va intesa proprio come recupero della normale funzione dell'intestino, dalla continenza al controllo del dolore, al recupero anche delle giornate lavorative e molto altro. E' un'esperienza comune che noi vediamo nei nostri ambulatori". Lo ha detto Franco Scaldaferri, responsabile dell'Unità operativa semplice Malattie infiammatorie croniche dell'intestino, Cemad Fondazione Policlinico Gemelli e professore aggregato di Gastroenterologia Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli Roma, intervenendo all'evento Free2Choose, promosso da AbbVie, nella Capitale, per approfondire le principali criticità nella gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici, Ibd, in inglese) ed esplorare nuove opportunità terapeutiche per migliorare gli outcome clinici.
Prima dell'avvento di queste nuove terapie le cure si basavano sull'uso dei corticosteroidi, che, "nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche, sono farmaci eccezionali dal punto di vista dell'efficacia nel breve termine, cioè per 2-3 mesi di terapia - spiega Fabiana Castiglione, professore associato di Gastroenterologia e direttore Unità operativa semplice dipartimentale Terapie avanzate per Malattie croniche intestinali Federico II, Napoli - Hanno però effetti collaterali in una grossa fetta di pazienti, se utilizzati cronicamente per periodi lunghi, e questi vanno dalla possibilità di insorgenza di diabete, cioè di intolleranza glucidica, all'ipertensione. Nelle donne", inoltre, "ci può essere il rischio di amenorrea, ritardo dell'accrescimento, e nei bambini aumento ponderale, motivo per cui, in età pediatrica e adolescenziale, i corticosteroidi si preferisce proprio non usarli".
A differenza del passato, "oggi, come gastroenterologi - sottolinea Scaldaferri - abbiamo molti più farmaci. Questo significa che non dobbiamo tirare a campare, non dobbiamo accontentarci. Se la malattia non è ben controllata, occorre parlarne in visita perché ci sono tante altre opzioni terapeutiche nuove. Se il paziente non ha una remissione endoscopica, occorre parlarne - rimarca - Possiamo fare di più. Quindi, se il paziente ha un'ecografia che non va bene, bisogna parlare col proprio medico: abbiamo finalmente molte più terapie e possiamo quindi avere molti più obiettivi misurabili".
Questi risultati sono particolarmente importanti se si considera che "l'Italia, insieme ai Paesi scandinavi e all'Inghilterra - chiarisce Michele Cicala, professore ordinario Gastroenterologia e direttore Unità operativa complessa di Gastroenterologia policlinico Campus Biomedico di Roma - è tra i primi Paesi in Europa per incidenza di malattie infiammatorie croniche intestinali. I dati, nella popolazione generale adulta, sono tra i 20 e gli 80 pazienti su 100mila abitanti. Questo vuol dire che parliamo ancora di malattie non frequenti, ma l'incidenza è in grande aumento, soprattutto per la malattia di Crohn, rispetto alla colite ulcerosa. Negli ultimi vent'anni c'è un aumento di incidenza di 4 volte nel Crohn, mentre soltanto una volta e mezzo della colite ulcerosa".
La prevalenza, invece, "è sicuramente sottostimata - osserva Cicala - anche perché si valutano a seconda dei codici di esenzione regionale, ma non tutti i pazienti hanno questa esenzione. Per esempio, un paziente che oltre alla colite ulcerosa ha anche asportato un melanoma, preferisce avere il codice per tumore piuttosto che per malattia infiammatoria cronica". Inoltre, "quando parliamo di prevalenza di malattie infiammatorie croniche, dobbiamo considerare che spesso sono i colleghi, reumatologi o dermatologi che ci pongono all'attenzione di pazienti che hanno manifestazioni intestinali lievi, ma in realtà le complicanze che loro hanno riportano la malattia a un unico disturbo immunitario, che è quello" della Mici, "per cui, anche questi dati" non vengono considerati.
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