Caso Garlasco, occhi puntati su incidente probatorio: attese risposte da Dna e impronte
04/06/2025

(Adnkronos) - Dna e impronte. E' l'incidente probatorio, al via il prossimo 17 giugno, il centro dell'inchiesta su Andrea Sempio indagato per l'omicidio di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. E' sugli elementi scientifici che si concentra la Procura di Pavia per mettere a tacere piste alternative suggestive e teorie infondate che non risparmiano barbarie sulla vittima. A otto anni dall'ultima archiviazione dell'amico del fratello della ventiseienne - per il delitto è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere l'allora fidanzato Alberto Stasi - si riparte dalla traccia genetica (mista a un secondo dna maschile) trovata sulle unghie di Chiara Poggi, e dalla novità dell'impronta 33 senza sangue trovata sulle scale della cantina dove - secondo le sentenze - l'assassino non è mai sceso.  

E per la prima volta si analizzeranno le impronte rilevate dai para-adesivi e alcuni oggetti - come la scatola di biscotti o la confezione di fruttolo - e la spazzatura della villetta di via Pascoli a caccia di una traccia utile. Impronte che andranno comparate con una decina di persone: oltre a Sempio e Stasi, anche le gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine mai indagate della vittima, tre amici di Marco Poggi (estranei ai fatti) e alcuni carabinieri entrati per primi nella villetta del delitto. Tra le prime difficoltà degli esperti ci sarà quella di fare i conti con tracce non databili. 

Sul Dna - già al centro di una perizia durante il processo d'appello bis a Stasi - il primo elemento da chiarire è se è comparabile. Un compito che la giudice per le indagini preliminare Daniela Garlaschelli ha affidato agli esperti della Polizia scientifica, la commissario capo e genetista Denise Albani e il sovrintendente tecnico dattiloscopista, Domenico Marchigiani. Per il perito e genetista Francesco De Stefano, così come per i consulenti dello stesso Stasi e della famiglia Poggi, quella traccia genetica non è affidabile perché restituisce risultati diversi, inoltre rileverebbe un Dna da trasferimento - cioè Chiara Poggi intercetta quella traccia da un oggetto, non direttamente da una persona - e inoltre non è identificativo poiché indica solo una linea paterna.  

L'impronta 33 - rimasta a lungo senza nome e che ora la Procura di Pavia attribuisce a Sempio - è stata sottoposta già nel 2007 dal Ris di Parma alle analisi per individuare la presenza di Dna. L'esito fu incerto, in termini tecnici si parlò di campione "inibito" per i frammenti di intonaco prelevati sulla parete destra delle scale. L'utilizzo di kit per purificare e amplificare il Dna diede una soluzione "inibita", ossia i tentativi e le successive purificazioni non hanno mostrato la presenza di Dna analizzabile. In quel campione 'illeggibile' il tentativo di dar vita a una ricerca della traccia genetica si interrompe senza risultato. Una risposta possibile quando si ha di fronte "scarsa presenza di materiale". Il sospetto, invece, che ci fosse del sangue fu subito smentito: "una frazione del materiale è stato saggiato al combur test con esito dubbio; si è deciso quindi di operare un obti test (più sensibile per il sangue umano, ndr) che anch'esso ha fornito un esito negativo".  

Tra le impronte evidenziate con polveri e adesivi, invece, c'è la numero 10, vicino alla maniglia interna della porta d'ingresso, che ha catturato l’attenzione dei nuovi inquirenti ma la consulenza tecnica dei pubblici ministeri ha già escluso che l'impronta sia riconducibile a Sempio, a Stasi o ai familiari della vittima. E su tutte c'è il rischio contaminazione. "Sui para-adesivi - svela all'Adnkronos il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra che ha partecipato fin dall’inizio all'indagine sull'omicidio - c'è un forte rischio contaminazione, l’ipotesi è che non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un 'trasferimento' di materiale pennellando da una all'altra".  

E tra i reperti dell'elenco dell'incidente probatorio - su cui le difese delle parti sono pronti a chiedere spiegazioni e a dare battaglia - ci sono anche gli oggetti mai analizzati trovati nella spazzatura, tra cui la confezione di uno yogurt, una scatola di biscotti e un brick del tè, usati per la colazione del 13 agosto 2007. Anche in questo caso la catena di conservazione degli oggetti sarà fondamentale per capire se gli eventuali risultati potranno essere utilizzati.  

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