Denisa Maria Adas scomparsa a Prato, la mamma: "L'hanno presa"
21/05/2025

(Adnkronos) - "Non era mai successo prima". Da anni, ogni sera, Denisa Maria Adas, trentenne romena, mandava un messaggio alla madre per dirle che stava bene. Venerdì scorso, il 16 maggio, il telefono ha taciuto. Da allora, nessuno ha più sentito o visto la giovane escort di professione, residente a Roma e in trasferta per lavoro in un residence di via Ferrucci a Prato. "L'hanno presa, di sicuro è andata così", ripete con voce rotta Maria Cristina Paun, la madre, arrivata in Toscana dopo essere stata convocata dai carabinieri. Una frase che suona come una resa, ma anche come un'accusa. E che ora riecheggia sinistra nelle stanze lasciate vuote della figlia e nelle indagini sempre più fitte coordinate dalla Procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli. 

La sera della scomparsa una testimone ha riferito agli investigatori dei carabinieri di averla sentita dire al telefono: "Se mi trovano, mi ammazzano". Quella frase è diventata il punto di partenza di un’inchiesta che si sta rapidamente allargando. Il fascicolo aperto dal procuratore Tescaroli parla di sequestro di persona, ma nessuna ipotesi viene esclusa, dal rapimento a scopo intimidatorio a una scomparsa forzata legata al giro della prostituzione, fino a scenari più drammatici. 

Denisa è stata vista per l’ultima volta nella sua stanza, la 101 al primo piano del residence, dove era già stata altre volte per una serie di appuntamenti. Quando i carabinieri del Sis e i colleghi di Prato e Firenze vi sono entrati, hanno trovato la porta socchiusa, le chiavi nella toppa dall’interno, il letto rifatto, tutto perfettamente in ordine. Nessuna traccia di sangue, nessun segno di colluttazione. Ma anche nessuna valigia: mancavano uno zaino di marca Gucci, un trolley rigido nero, uno bianco più piccolo. I trucchi erano rimasti lì, così come le scarpe lanciate sull’armadio e la piastra per capelli. Un dettaglio che ha colpito le amiche: "Non si separava mai dai trucchi", dicono. È come se fosse stata costretta ad andarsene, in fretta. 

I carabinieri hanno passato al setaccio la zona attorno al residence. Ispezionata l’auto della donna, una Fiat 500 rossa parcheggiata lì da giorni. Prelevati il coprivolante, uno spazzolino da denti e un indumento per le analisi del Dna. Ma ancora, nessuna svolta. L'intero stabile è stato ispezionato palmo a palmo: scale, viottolo sul retro, aree comuni. La pioggia, il tempo e il via vai avrebbero potuto cancellare ogni traccia. 

Le telecamere del residence mostrano due uomini quella sera. Il primo, uscito alle 20:45, ha un alibi. Il secondo, considerato l’ultimo cliente, sarebbe rimasto fino alle 23:35. Avrebbe fatto tre chiamate prima di incontrarla. È stato identificato, ma non ancora ascoltato dagli inquirenti. Potrebbe vivere fuori provincia. Anche per questo è stato attivato il Racis, il reparto investigazioni scientifiche dell’Arma. 

In parallelo, i carabinieri stanno analizzando i contenuti della chat di gruppo dove Denisa comunicava con altre escort. Proprio lì, la sera della scomparsa, avrebbe scritto un messaggio di allerta contro un cliente “pericoloso”. Ma il messaggio potrebbe essere stato manomesso dopo la scomparsa. Un segnale inquietante: qualcuno potrebbe aver tentato di cancellare prove compromettenti. I due cellulari della ragazza risultano spenti da giorni. E proprio in quei dispositivi, nei contatti, nei messaggi, nelle foto, potrebbe nascondersi la chiave del caso. 

Oggi, mercoledì 21 maggio, la macchina delle ricerche si è rimessa in moto con forza. Le operazioni si sono concentrate nella zona del Lecci, lungo il viale Alcide De Gasperi, dove si trova anche il lago degli Alcali. È un’area di campagna a circa 1,5 km dal residence. Qui i carabinieri hanno impiegato unità cinofile, droni, elicotteri e volontari della Protezione civile. Sei i punti sotto osservazione: tra questi, anche i giardini di Mezzana e la pista ciclabile dietro l’istituto Buzzi, luoghi isolati ma facilmente raggiungibili. 

Nel pomeriggio, due amiche della donna sono state ascoltate a lungo. Anche questi interrogatori lasciano trapelare un cauto ottimismo: gli inquirenti parlano di una possibile svolta nelle prossime ore. "Sapeva di essere in pericolo", ha detto una delle amiche. "E lo ha detto chiaramente". La speranza, adesso, è che quelle ultime parole, registrate, scritte, forse lette da qualcuno, aiutino a trovarla. Viva. 

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