Putin in cattedra: i manuali delle medie che cancellano l'Ucraina
17/05/2025

(Adnkronos) - Quando, nel marzo 2024, Adnkronos pubblicò le testimonianze di Iryna Kashchey, giornalista ucraina, e Massimiliano Di Pasquale, direttore dell’Osservatorio Ucraina dell’Istituto Germani, la notizia sorprese molti: alcuni libri scolastici delle scuole medie italiane riproponevano, quasi alla lettera, la narrativa geopolitica di Vladimir Putin. Oggi, quelle anticipazioni diventano una documentazione puntuale e allarmante: il nuovo studio firmato da Di Pasquale e Kashchey è un’inchiesta senza precedenti sulle narrazioni strategiche russe che penetrano nei manuali di geografia e storia utilizzati nelle scuole italiane. 

Il report, appena pubblicato dall’Istituto Gino Germani di Roma, parte da una serie di segnalazioni iniziate nel 2021, con un post social di un’attivista ucraina di Milano, Tetyana Bezruchenko, che denunciava l’impostazione filo-russa del manuale Namaskar Europa (DeA Scuola, 2019). Da allora, il numero di casi è cresciuto fino a coinvolgere 28 libri analizzati, pubblicati tra il 2010 e il 2024. In essi, gli autori hanno individuato una serie di narrazioni distorte, che vanno dalla legittimazione dell’annessione della Crimea alla negazione dell’identità ucraina, passando per l’esaltazione della Russia come erede della “Rus di Kyiv”. 

Lo scorso marzo, gli articoli Adnkronos innescarono un caso mediatico, rilanciato poi da molte altre testate. L’ambasciata ucraina in Italia parlò di "versione distorta degli eventi" e chiese alle case editrici la correzione immediata dei contenuti. Il Ministro dell’Istruzione Valditara annunciò l’avvio di verifiche. E oggi, lo studio dell’Istituto Germani fornisce le prove: non si tratta di errori casuali, ma della diffusione di vere e proprie “narrazioni strategiche” filo-Cremlino. 

Il documento smonta punto per punto molte delle frasi contenute nei testi: “Kyiv è definita la ‘madre delle città russe’ e la capitale della ‘Regione russa’, in cui vengono inclusi Ucraina, Bielorussia, Moldavia e Paesi baltici”, scrivono gli autori, ricordando come questa formula coincida con la visione propagandistica espressa da Putin nel famoso saggio del 2021 sull’“unità storica tra russi e ucraini”. 

Tra i manuali incriminati: Ti racconto il mondo (Le Monnier), Campo Base (Sanoma), Vivi la geografia (Zanichelli), Now! 2 (DeA Scuola), La via della seta (Loescher). In alcuni casi si parla della Crimea come “ritornata alla Russia” tramite un “referendum”, omettendo l’annessione militare. In altri, la guerra nel Donbass è descritta come “conflitto civile”, cancellando il ruolo delle truppe russe. 

L’aspetto più grave – evidenziano gli autori – è la delegittimazione dell’identità ucraina. Alcuni testi parlano del Paese come nato “per caso” dalla dissoluzione dell’Urss, ignorando secoli di storia e cultura autonomi. Kyiv è rappresentata come una città corrotta, mentre la Russia assume tratti civilizzatori. “In nessun manuale si parla della rivoluzione di Maidan o della trasformazione digitale che ha attraversato l’Ucraina dopo il 2014”, osserva Kashchey. 

Lo studio si fonda sul concetto di “guerra cognitiva”, cioè il tentativo deliberato di plasmare le percezioni delle giovani generazioni. “La mente umana diventa il campo di battaglia – scrivono Di Pasquale e Kashchey – e i manuali scolastici uno strumento strategico per diffondere visioni del mondo favorevoli a potenze straniere”. Una modalità di influenza che si inserisce nella tradizione sovietica delle “misure attive” e che, oggi, sfrutta anche l'autonomia del sistema scolastico italiano, dove gli editori non sono soggetti ad alcun controllo ministeriale sui contenuti. 

Nel report sono menzionati i principali attori dell’editoria scolastica italiana: Zanichelli, De Agostini, Sanoma, Mondadori. Non c'è un'accusa di complicità diretta, ma gli autori chiedono trasparenza e responsabilità nella revisione dei contenuti. “Molti testi digitali sono stati aggiornati, ma le copie cartacee restano in circolazione per anni”, si legge. 

Il paper si chiude con una proposta: sviluppare una strategia culturale per difendere il sistema educativo italiano da operazioni di influenza straniera. Tra le raccomandazioni: aumentare la vigilanza sui contenuti scolastici, formare i docenti sui temi della disinformazione e incentivare un pluralismo critico delle fonti. Non si tratta, sottolineano gli autori, di censura ideologica, ma di protezione della democrazia. La posta in gioco è alta: non solo l’immagine dell’Ucraina, ma la capacità stessa della scuola italiana di formare cittadini liberi, informati e consapevoli. (di Giorgio Rutelli) 

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