(Adnkronos) - E' successo dopo i primi 100 giorni, e non solo 25 giorni come successe nel 2017 a Michael Flynn, ma anche in questa seconda amministrazione Trump è il consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz, il primo a essere silurato da quella che, almeno con Trump, si conferma essere una poltrona che scotta alla Casa Bianca.
Durante il primo mandato, dopo il generale a riposo che fu travolto dal Russiagate e per il quale fu poi condannato e alla fine graziato da Trump, ci sono stati altri tre consiglieri per la Sicurezza nazionale: un altro generale a riposo, H.R. McMaster, l'ex ambasciatore all'Onu John Bolton e infine Robert O'Brien. Come è noto, i primi due hanno fatto resoconti molto critici del periodo trascorso al fianco del tycoon al Casa Bianca.
L'uscita di scena di Waltz, che viene considerata una conseguenza del Signalgate, lo scandalo della chat creata da consigliere per la Sicurezza nazionale per discutere con gli altri ministri dei raid in Yemen, inserendo per sbaglio un giornalista, però è stata ben diversa da quella di Flynn. Prima di tutto per quanto riguarda i tempi: nel 2017 il generale fu costretto a dimettersi non appena fu rivelato che aveva mentito sui suoi colloqui con l'ambasciatore russo. Mentre Trump ha aspettato oltre un mese prima di annunciare l'uscita di scena di Waltz, e del suo vice Alex Wong, nel tentativo di non dare l'impressione di cedere alle pressioni esterne arrivate subito dopo lo scoppio dello scandalo.
Anche perché per Trump non è mai stato particolarmente arrabbiato con Walz per aver creato una chat su un canale non protetto per comunicazioni riservate - come l'ormai famoso scambio di battute tra il vice presidente JD Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth sugli "europei parassiti" - e scambio di informazioni segrete, come il piano di attacco per i raid in Yemen. Ma il vero peccato di Waltz agli occhi del presidente - sottolinea oggi Nbcnews - è che il suo consigliere avesse tra i suoi contatti Jeffrey Goldberg, direttore The Atlantic, testata considerata non amica, finito poi 'per errore', come ammise allora Waltz, nella chat. Insomma, questo ha compromesso la fiducia di Trump.
Trump non ha solo aspettato a liquidare Waltz, ma lo ha anche immediatamente dopo nominato ambasciatore all'Onu, mentre invece nominava consigliere ad interim il segretario di Stato Marco Rubio, trasformando quindi il siluramento in una sorta di mini-rimpasto. Tanto che Vance, intervistato ieri sera da Fox News, ha detto che Waltz non è stato assolutamente licenziato, anzi è stato promosso: "Mi piace Mike, è una grande persona, ha la fiducia mia e del presidente. Ma abbiamo pensato che farà un lavoro migliore come ambasciatore all'Onu".
Nominando Waltz all'Onu, Trump ha anche coperto la casella che era rimasta vuota quando, sempre lo scorso marzo, aveva ritirato la nomina di Elise Stefanik, affermando che era necessario lasciare la deputata repubblicana al Congresso per garantire il passaggio della sua agenda legislativa nella Camera dove i repubblicani hanno una risicata maggioranza.
La mossa però è destinata a esporre l'ex deputato della Florida al fuoco di fila delle domande dei democratici durante le audizioni di conferma che dovrà affrontare nelle prossime settimane al Senato. Domande che con ogni probabilità più che sul suo futuro ruolo al Palazzo di Vetro saranno concentrate sulla vicenda del Signalgate.
"Credo che vi saranno ovviamente domande sul trattamento di informazioni classificate e sensibili, l'utilizzo di Signal", ha dichiarato al Washington Post, il senatore Chris Coons, aggiungendo che vorrà "anche parlare dell'Onu, perché credo che molte delle mosse di Trump abbiano reso la nostra nazione meno e non più sicura". Le audizioni saranno poi l'occasione per i democratici di puntare il dito non solo, e non tanto, contro Waltz, di cui continuano a denunciare "l'incompetenza", ma anche contro Hegseth, per aver pubblicato su questa chat, e sulla quella con i suoi familiari, i piani di attacco in Yemen.
"Ci hanno messo troppo tempo, Waltz ha consapevolmente creato una chat non classificata per discutere materiale classificato - ha scritto su X un'altra dem del commissione Esteri, Tammy Duckworth - ma di tutti gli idioti che erano in chat, Hegseth è la minaccia maggiore alla sicurezza, ha diffuso informazioni che hanno messo le nostre truppe in pericolo. Licenziare e indagare tutti". "Ora passiamo a Hegseth", le fa eco la collega Tina Smith, sempre su X.
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